Christian Rocca: «La morte dei giornali? Una notizia fortemente esagerata»

Sulla copertina di marzo di “IL”, il mensile abbinato al Sole 24 Ore, c’è una risposta alla domanda centrale che ci poniamo con questo blog: che fine faranno i giornali di carta?

«Quella sulla fine dei giornali è davvero un’idea esagerata», spiega Christian Rocca, il direttore di IL. «Basti pensare che ogni giorno nel mondo si leggono 2 miliardi e 200 milioni di giornali cartacei. Le connessioni ad Internet sono in totale 1 miliardo e 900 milioni. Se tutti quelli che si connettono leggessero le notizie online, comunque ci sarebbe margine».

Internet e la crisi economica hanno pesato sui numeri – in termini di vendite e diffusione – della stampa. «È cambiato il business – spiega Rocca – ma in fondo penso che i media si siano adattati alla crisi meglio di altri settori. Un esempio su tutti: anche la più importante iniziativa online degli Stati Uniti, Politico, un blog che fa scoop ed esiste ormai da 10 anni, guadagna soprattutto dalla sua edizione cartacea. Questo perché è lì che riescono a raccogliere pubblicità, anche se la rivista riunisce solo i post del blog e viene distribuita gratis».

Secondo il direttore di IL, ci sono due tipi di giornali che riusciranno a sopravvivere. «Quelli in grado di ritagliarsi una nicchia, capaci di offrire, oltre alle notizie, un valore aggiunto di analisi ed approfondimento. E poi le riviste che il valore aggiunto lo trovano nell’aspetto grafico, nelle illustrazioni e nelle infografiche. In questo tipo di giornali la parte giornalistica non è solo la notizia, ma il modo in cui è presentata e l’art director diventa più importante di chi scrive gli articoli».

Proprio quest’ultimo è il modello di IL, originale e curatissimo dal punto di vista grafico. E che si differenzia dagli altri giornali italiani anche per il grande spazio dedicato agli esteri: «In un mondo così globalizzato – dice Rocca – non riesco a considerare gli Esteri “esteri”. Le elezioni in Germania e Stati Uniti, come anche quello che succede in Sudan e Siria, ci riguardano tanto quanto l’informazione locale. Che pure è un’altra nicchia giornalistica, destinata a sopravvivere senza problemi».

Stefano Rizzato @stefanorizzato

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